Curarsi all’estero

Curarsi è un diritto di tutti. Quando stiamo male o necessitiamo di cure specialistiche è un nostro diritto ricevere quelle più adeguate e, possibilmente, poter scegliere dove riceverle.

A volte capita semplicemente che ci troviamo fuori casa o addirittura all’estero: cadiamo e ci facciamo male oppure ci sentiamo male improvvisamente. In altri casi, invece, i nostri ospedali non sono in grado di offrirci le cure minime di cui abbiamo bisogno, per mancanza di strutture adeguate e/o di macchinari specifici. Magari, però, quello di cui abbiamo bisogno c’è all’estero.

Ma possiamo partire e andare a farci curare in un altro paese senza problemi? Di quale documentazione abbiamo bisogno? Le spese sostenute ci verranno rimborsate? Ecco tutto quello che c’è da sapere in merito.

Per prima cosa, ricordiamo a tutti che la tessera sanitaria erogata dal Servizio sanitario nazionale è riconosciuta valida per avere assistenza gratuita all’estero nei casi di urgenze, nella maggior parte dei paesi europei. Per i paesi nei quali non è riconosciuta la sua validità è invece necessario richiedere il Modello E111 prima della partenza (consigliamo, pertanto, di informarsi presso la propria Asl prima di mettersi in viaggio).

Ma cosa succede quando il nostro sistema sanitario si dimostra inadeguato per le nostre esigenze e per il nostro specifico caso clinico? Decidere di andare all’estero per ricevere cure mediche è possibile e il tutto rimane a carico del nostro servizio sanitario. Vediamo in dettaglio di cosa stiamo parlando.

Nel 2011, il parlamento europeo a Bruxelles ha dato il via libera alla Direttiva 2011/24/UE, riguardante i diritti dei pazienti che decidono di farsi curare all’estero. Con l’approvazione della nuova legge e il suo recepimento da parte degli stati membri, ottenere cure gratuite in un paese straniero non è più impossibile.

Secondo la legge, i cittadini dell’Unione europea hanno diritto ad essere rimborsati per l’assistenza medica ricevuta in un altro Stato membro, purché i costi e il trattamento siano coperti dal sistema sanitario del paese di provenienza. Le autorità, inoltre, hanno facoltà di richiedere un’autorizzazione preventiva ai pazienti per i trattamenti che hanno bisogno di cure specializzate o di un ricovero ospedaliero, che deve quindi essere ottenuta nel paese di appartenenza. Al contrario, non sarà necessaria alcuna autorizzazione se non è previsto un ricovero in ospedale.

Ogni paese ha quindi istituito (o lo farà prossimamente) un punto di contatto, vale a dire un centro di riferimento in grado di fornire informazioni ai pazienti interessati a curarsi all’estero e assistenza in caso di problemi.

A quanto ammonta il rimborso spese per le cure ricevute all’estero?

L’importo è pari allo stessa cifra che avremmo ricevuto nel paese di origine per lo stesso tipo di trattamento e ci verrà erogato direttamente dal sistema sanitario del nostro paese.

Ma allora quali sono i vantaggi?

Se il rimborso spese è identico, perché farsi curare in un altro paese? Il primo scoglio che si supera, tanto per cominciare, sono le interminabili liste di attesa, sappiamo come in Italia capita spesso di ottenere appuntamenti a distanza di un paio di anni. Non dimentichiamoci poi, come già detto, che a volte non abbiamo scelta: non sempre le nostre strutture in Italia ci offrono le cure specialistiche di cui avremmo bisogno, semplicemente perché non ancora esistenti, come nel caso di malattie rare.

Tuttavia, per ora, la tendenza comune in Europa è di non usufruire troppo di quest’opportunità: solo un’1% della spesa sanitaria, infatti, è impiegata per le cure oltre frontiera. La stragrande maggioranza dei pazienti europei preferisce ricevere cure vicino alla propria casa.

Approfondimenti sul sito del Ministero della Salute nell’apposita sezione dedicata: Cure nell’Unione Europea

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