Oltre al turismo classico, fatto di città culturali e spiagge bellissime, in Italia arrivano ogni anno migliaia di visitatori stranieri affascinati dalla gastronomia del nostro paese.
In particolare, recentemente Roma è stata eletta dal New York Times come capitale mondiale dell’enogastronomia. Sono tanti i ristoranti tipici a Roma che offrono ai loro clienti i principali piatti della cucina romana, ma che cosa c’è di veramente eccezionale nella cucina capitolina?
Io sono romano e mi piace molto mangiare, quindi penso di essere la persona giusta per spiegarvi i motivi di questo successo. Una piccola avvertenza però, scordatevi di mangiare leggero e lasciate a casa la dieta, perché i principali piatti romani abbondano nei condimenti.
Primi piatti
In un classico pasto alla romana non può assolutamente mancare un primo piatto, il più famoso è rappresentato probabilmente dagli spaghetti alla carbonara dove uova, pecorino, guanciale e pepe sono gli ingredienti fondamentali.
Continuiamo con un classico senza tempo: l’amatriciana. Pomodoro, pecorino, pepe e pancetta condiscono una pasta deliziosa. È assolutamente indispensabile utilizzare i bucatini per rispettare la ricetta tradizionale nata in un paese della Ciociaria, Amatrice, da cui il nome del famoso piatto.
Notiamo la presenza di due ingredienti in entrambi i piatti, pecorino e pepe. In effetti il primo piatto più famoso e antico della cucina romana è la pasta cacio e pepe. I pastori di Roma dovevano stare molto tempo fuori casa, durante il periodo del pascolo, ecco perché avevano bisogno di ingredienti semplici e che si potevano conservare a lungo.
Concludiamo il nostro percorso tra i primi piatti, con i rigatoni alla pagliata. Anche in questo caso troviamo il pecorino romano come ingrediente, ma la caratteristica di questa pietanza è il sugo fatto con interiora di manzo.
Secondi piatti
Le interiora di animale sono molto comuni nella cucina romana, anche tra i secondi piatti si ritrovano spesso anche per accompagnare le pietanze principali. È il caso della buonissima porchetta romana, impreziosita da cuore e fegato di manzo. Il secondo piatto più tradizionale è però l’abbacchio, l’agnello da cucinare in vario modo. Quello alla romana prevede l’utilizzo di aglio ed olio per rosolare la carne, poi si aggiunge del prosciutto e si condisce con sale, pepe ed aceto.
Un altro secondo molto famoso sono è rappresentato dai saltimbocca alla romana. Fettine di vitello alle quali si appoggia sopra del prosciutto crudo, fermandolo con uno stuzzicadenti per poi soffriggere il tutto in una padella con del burro e lasciando sfumare con il vino bianco. Una ricetta molto semplice che ha un tempo di preparazione di 15 minuti, ma che vi assicuro è veramente molto buona.
E invece, avete mai sentito parlare della coda alla vaccinara? A me sinceramente non piace comunque è un piatto molto famoso nel mondo. Si ottiene lavando la coda del bue per rimuoverlo dal sangue e facendola rosolare a pezzi in una padella, assieme a un trito di guanciale con un po’ di olio, cipolla, uno spicchio d’aglio e dei chiodi di garofano. Una volta che il succo della carne si è asciugato, si sfuma con il vino bianco per circa un quarto d’ora. Alla fine si aggiungono dei pomodori a pezzi e si termina la cottura. Il tempo di prelazione abbastanza lungo, si parla di circa tre ore, anche se la regola ci dice che la coda alla vaccinara è pronta quando la carne si stacca facilmente dall’osso.
Non vi piace la carne? Che ne dite allora del pesce, magari fritto? Nella tradizione romana i fritti di baccalà sono i protagonisti della vigilia di Natale e dei giorni in cui, per motivi religiosi, non si può mangiare carne. Si preparano con del baccalà spellato è privo di spina, asciugato per bene. Nel frattempo si prepara una pastella con la farina e il lievito secco, al quale si aggiunge un po’ d’acqua frizzante. La pastella va coperta e si fa riposare per almeno un’ora. Al termine, si taglia il baccalà a filetti e si immergono ad uno ad uno nella pastella per poi friggerli nell’olio caldo.
Contorni
Dopo tutto questo mangiare elaborato, c’è bisogno di un bel contorno ma l’insalatina verde la lasciamo ad altri. A Roma, come verdura, si mangiano i carciofi, alla romana o alla giudia.
Per quanto riguarda i carciofi alla romana, i carciofi vanno puliti con un coltello per eliminarli dalle foglie esterne che sono più dure, dalle spine e dal gambo. Terminata la fase di pulizia, le foglie centrali si aprono delicatamente con le dita e per ciascun carciofo s’inserisce un trito fatto di aglio, sale, pepe e menta. Alla fine si dispongono in un tegame con un bicchiere d’acqua e un po’ di olio e si fa cuocere il tutto per circa 50 minuti.
I carciofi alla giudia invece sono fritti. La fase di pulizia è più o meno simile, ad eccezione del gambo che si deve lasciare e va solamente mondato, cioè privato della parte più esterna. Nel frattempo si fa scaldare dell’olio in una padella abbastanza larga per immergere completamente il carciofo a testa in giù. Si parte con una fiamma molto bassa per qualche minuto, dopodiché il fuoco va alzato al massimo per far diventare il carciofo croccante.
Conclusioni
Mangiare a Roma non è costoso, vi sono molti locali che offrono un ottimo rapporto qualità/prezzo, anche in zona Colosseo. Per un buon pasto al volo tra un monumento e l’altro, potrete optare tra pizzerie e panetterie dove gustare ottime focacce.