Per diventare traduttore professionale è necessario disporre di una formazione adeguata, seguendo un percorso scolastico finalizzato all’apprendimento delle teorie e delle tecniche indispensabili per lo svolgimento di questa mansione: sono molti gli istituti sparsi sul territorio italiano che danno la possibilità di frequentare lezioni in aula, ma anche corsi online, per uno o più anni.
Nel momento in cui ci si approccia al mondo del lavoro, poi, è opportuno decidere se essere freelance o lavorare come dipendenti: nel primo caso si può beneficiare di una maggiore autonomia, ma al tempo stesso si è costretti a faticare per trovare nuovi clienti; nel secondo caso si beneficia di una maggiore stabilità, ma ci sono potenzialità di crescita limitate. In linea di massima per un traduttore professionale essere freelance presenta un gran numero di vantaggi: agendo in questo modo, infatti, si ha l’opportunità di concordare le scadenze e i prezzi direttamente con la clientela, senza dover passare per il tramite delle agenzie di traduzione (un tramite che, per altro, ha un costo).
I lavoratori autonomi – e quindi anche i traduttori professionali che intendono lavorare come tali – possono usare la ritenuta d’acconto solo se guadagnano meno di 5mila euro all’anno; dai 5mila euro in su sono tenuti ad aprire la partita Iva, eventualmente con regime dei minimi (se pensano di guadagnare meno di 30mila euro all’anno). Inoltre, devono iscriversi alla gestione separata Inps, in quanto nel nostro Paese non esiste un albo professionale destinato ai traduttori e, di conseguenza, non esiste una cassa previdenziale annessa.
Un traduttore professionale può eseguire delle traduzioni manuali o assistite dai Cat tools, cioè software specializzati: nel primo caso i guadagni sono un po’ più bassi, mentre nel secondo caso si ha la facoltà di alzare le pretese economiche. In genere, il compenso che si può richiedere è pari a 50 euro a cartella al netto delle imposte e dell’Iva, ma ovviamente è bene pensare che chi si affaccia per la prima volta sul mercato non gode della stessa autorevolezza e dello stesso potere di contrattazione di traduttori più esperti: all’inizio, quindi, è meglio non volare troppo alti con le richieste.
Diverso è il caso di chi decide di diventare traduttore giurato: chi svolge questa mansione si occupa della traduzione di documenti legali (ma anche patenti, lauree, certificati scolastici, e così via) in tribunale, e può contare su guadagni lievemente più alti, oltre che su un flusso di lavoro continuato nel tempo. Non bisogna sperare, comunque, di riuscire a entrare in questo giro con molta facilità, in quanto le dinamiche di accesso sono molto severe.
Per quel che concerne le traduzioni portate a termine con il sostegno di software specializzati, non è vero – come si può sentir dire – che assicurano guadagni molto più elevati rispetto alle altre, ma certo una differenza verso l’alto c’è. Gli addetti del settore, tuttavia, sono piuttosto scettici nel ritenere che tali strumenti siano adeguati allo svolgimento di traduzioni di testi di filosofia, di critica o di narrativa, in cui c’è bisogno di una concordanza di stili.