Case e appartamenti in affitto. Indispensabili per gli studenti universitari fuori sede. Camere singole doppie o triple: qualunque sia la nostra scelta non abbiamo alternative. Abbiamo bisogno di un tetto sulla testa e di un letto dove tornare a dormire la sera. Se trovare una sistemazione in una città universitaria non è un’impresa complicata, riuscire a firmare un regolare contratto d’affitto non lo è altrettanto. Spesso i proprietari, per evitare le spese di registrazione dei contratti, preferiscono non regolarizzarli e far pagare i propri inquilini in nero.
Una soluzione che viene generalmente accettata anche da chi abita in casa, a fronte di un canone più basso rispetto a quello che avremmo pagato con un regolare contratto. Attenzione però, la musica è cambiata: da qualche anno, infatti, gli inquilini al nero possono obbligare il proprietario a stipulare contratti d’affitto regolari, fino a pagare il 90% in meno del canone d’affitto. E come? Ecco tutto quello che c’è da sapere.
Ci riferiamo all’articolo 3, commi 8 e 9, del decreto legge 23 del 2011. In base a quanto stabilito, i proprietari che non hanno provveduto a regolarizzare la posizione degli inquilini con un contratto di locazione, possono essere costretti a stipulare contratti della durata di 4 anni (rinnovabili per altri 4 anni) e ad un canone mensile inferiore fino a 10 volte rispetto a quello attuale.
Fino a qualche anno fa i proprietari potevano avvalersi della cosiddetta cedolare secca, registrando così regolarmente il contratto d’affitto. Attualmente tutti gli inquilini al nero possono rivolgersi a un avvocato appartenente all’Unione Inquilini per denunciare il proprietario della casa. A questo punto, come già detto, il proprietario sarà costretto a stipulare un contratto 4+4 ad un prezzo più basso del 90% rispetto al prezzo di mercato (considerando il valore catastale dell’appartamento).
Ma tutti gli inquilini al nero possono obbligare il proprietario a regolarizzare il loro contratto?
Certamente, a condizione che possano dimostrare di pagare un affitto, mostrando almeno una ricevuta di pagamento o un’utenza di luce e gas intestata a nostro nome. Diversamente riuscire a sanare questa situazione può risultare molto più complicato, anche se in alcuni casi qualcuno c’è riuscito rivolgendosi comunque agli avvocati dell’Unione Inquilini.
Come fare la pratica
L’inquilino deve recarsi presso l’Agenzia delle Entrate e, assistito del personale, verificherà che il suo contratto di affitto non sia stato effettivamente registrato. Dopo di che, dovrà redigere una serie di documenti:
- modello di denuncia di contratto verbale nel quale è descritta la condizione
- modello 69 – richiesta di registrazione del contratto, contenente i dati dell’immobile
- modello F23 – versamento dell’imposta di registro, comprensiva d’interessi e sanzioni
Successivamente, bisogna recarsi in banca o alla posta e pagare il modello F23 compilato.
Infine, si deve tornare all’Ufficio territoriale dell’Agenzia delle Entrate e depositare la distinta di pagamento del modello F23, assieme al modello 69. A questo punto, l’ufficio procederà con la registrazione del contratto.