A Roma, nel corso dei secoli, arte, culture e antiche tradizioni si sono mescolate tra loro creando uno straordinario connubio, che ogni anno attira milioni di turisti da tutto il mondo.
Certamente si viene nella città eterna per vedere i monumenti più famosi, come il Colosseo, Fontana di Trevi, Trinità dei Monti o il Pantheon. Ma se avete qualche giorno di vacanza in più, allora potreste scoprire un altro volto di Roma, fatto di mistero, luoghi bizzarri e persino un po’ di magia.
In quasi 3000 anni di storia, di fatti strani a Roma ne sono capitati. Ci sono dei posti che sembrano essere li per sbaglio, invece sono la testimonianza di un passato che non c’è più. In alcuni casi, poi è difficile anche recuperare delle fonti storiche ed ecco che allora interviene la credenza popolare, andando a colmare il vuoto informativo.
La cripta dei frati cappuccini
A Via Veneto, la strada della Dolce Vita, sorge Santa Maria della Concezione dei Cappuccini, fatta costruire da papa Urbano VIII, in onore del fratello Antonio Barberini, appartenente all’ordine dei Cappuccini.
L’attrazione principale della chiesa è sicuramente la cripta nei sotterranei, dove riposano circa 4000 frati cappuccini. Le loro ossa sono state utilizzate per decorare tutta la cripta. Ad accoglierci, all’ingresso dell’ossario troviamo una targa con questa incisione: “quello che voi siete noi eravamo, quello che noi siamo voi sarete”.
La cripta è composta da diverse cappelle, unite da un corridoio. In alcune stanze troviamo corpi interi di frati mummificati con indosso il saio. Di alcuni di essi si conosce persino il nome, ad esempio tre piccoli scheletri sono i pronipoti di Urbano VIII, un altro è il principe Matteo Orsini e c’è anche la principessa Barberini, che con una mano sorregge una bilancia e con l’altra brandisce una falce.
Tutte le decorazioni sono composte da ossa e i nomi delle cappelle sono intitolate con le ossa utilizzate per le per l’arredamento: cappella dei bacini, dei teschi, delle tibie e dei femori.
La Sedia del diavolo
Nel quartiere africano, lungo la via Nomentana, sorge la cosiddetta Sedia del diavolo. Un’architettura funebre nella quale fu sepolto Elio Callisto, uno schiavo dell’imperatore Adriano poi divenuto un liberto. Il nome dell’edificio deriva dalla forma che ha assunto dopo il crollo della facciata.
Inoltre, di notte il luogo era frequentato da prostitute e vagabondi che accendevano dei fuochi per riscaldarsi annerendo così le pietre. In questo modo il rudere assunse un aspetto ancora più impressionante che andò ad alimentare la convinzione che si trattasse veramente della sedia del diavolo.
La costruzione era visibile da tutte le zone rurali circostanti e i pastori romani cominciarono a raccontare strane storie su questo luogo. Secondo la leggenda, il trono era stato posto dal demonio in quel luogo perché si trovava proprio alle spalle della Basilica di San Pietro.
Alla fine degli anni 50, Piazza della Sedia del Diavolo cambiò il suo nome in Piazza Elio Callistio.
La Porta magica
Nel quartiere Esquilino in corrispondenza dell’odierna piazza Vittorio, sorgeva Villa Palombara, residenza del Marchese di Pietraforte, Massimiliano Palombara.
Egli era un appassionato di alchimia e si narra che una notte del 1802, bussò alla sua porta un altro famoso alchimista, Francesco Giuseppe Borri. Il Borri era alla ricerca di una misteriosa erba per completare la formula dell’oro.
Il mattino seguente, alcuni testimoni lo videro uscire attraverso la famosa porta magica. Ma lasciò qualcosa nel laboratorio di Palombara: alcune pagliuzze d’oro e una carta in cui erano riportati strani simboli magici. Con tutta probabilità era riuscito a risolvere il segreto della pietra filosofale.
Palombara fece incidere sulle 5 porte della villa il contenuto della formula, sperando che qualche erudito fosse in grado di decifrarla.
Oggi Villa Palombara non esiste più e delle cinque porte ne rimane solamente una, la porta magica, l’unico monumento alchemico di Roma.
La tomba del fornaio Eurisace
A Porta Maggiore, nel quartiere Prenestino-Labicano, troviamo la tomba di un antico fornaio romano, Marco Virgilio Eurisace, e di sua moglie Atistia.
Il monumento risale al 30 AC ed è stato costruito per imitare i sepolcri dei Patrizi, siti sulla via Appia. Eurisace era uno schiavo liberato che fece fortuna vendendo il pane ai soldati dell’Impero Romano. Ma tutti i suoi soldi non furono sufficienti per essere accettato dai nobili.
Scelse allora via Labicana come luogo per la sua sepoltura. La tomba di Eurisace è decorata con bassorilievi che rappresentano le varie fasi della panificazione e l’urna dove riposano le ceneri della moglie ha la forma di una madia da pane.
I resti del fornaio non sono stati ancora trovati, fatto che ha alimentato alcune leggende sul luogo. Si dice che chi entri nella tomba ne esca sporco di farina e nell’aria si può sentire il profumo del pane appena sfornato.
La vera tomba di Nerone
Nella centralissima Piazza del Popolo, ai piedi del Pincio, si trova la chiesa di Santa Maria del Popolo. Ma prima che fu edificata, fino alla fine del X secolo qui si trovava la vera tomba di Nerone.
L’imperatore fu sepolto dalle sue nutrici in quel luogo e un albero di noce fu piantato in corrispondenza della sua tomba. Si narra che i demoni scelsero quel luogo per i loro raduni. Orde di streghe erano solite ritrovarsi intorno al noce che nel frattempo aveva raggiunto delle dimensioni spropositate. La tradizione continuò per secoli, fino a quando, nel 1099 Pasquale II decise che era venuto il momento di porre fine a quella blasfemia. Fece spostare i resti di Nerone fuori le mura della città, sulla via Cassia. Il noce fu abbattuto e fu eretta la chiesa di Santa Maria del Popolo, il cui altare principale fu costruito nel punto esatto dove sorgeva l’albero delle streghe.
Museo delle Anime del Purgatorio
Attraversando ponte Cavour in direzione San Pietro, avete mai fatto caso ad una strana chiesa? Si tratta del Sacro Cuore del Suffragio, voluta da padre Victor Jouët e realizzata dall’architetto Giuseppe Gualandi.
Si tratta dell’unica chiesa in stile gotico a Roma, chiamata anche “piccolo Duomo di Milano”.
Il 15 settembre del 1897, nella chiesa scoppiò un violento incendio. Dopo che le fiamme furono spente, padre Victor notò qualcosa di strano dietro l’altare. Forse era solo una macchia disegnata dal fuoco, ma sembrava proprio un volto dall’aria malinconica. Il parroco giunse alla conclusione che si trattava di un’anima che cercava di mettersi in contatto con il mondo dei vivi, un condannato al Purgatorio.
Dopo questo evento, sì comincio la costruzione del museo delle anime del Purgatorio, sito al posto della piccola cappella.
Padre Victor era rimasto così ossessionato da quella apparizione che si mise alla ricerca di ulteriori testimonianze per arricchire il nuovo museo. Ad esempio, si dice che il 21 dicembre del 1838, un certo Giuseppe stava leggendo un libro, quando una mano si stampò sulle pagine e nell’aria si avvertì un soffio gelido. Forse era la voce del fratello morto da poco, che chiedeva una messa per abbreviare la sua permanenza nel Purgatorio.
Via del Governo Vecchio 57
Via del Governo Vecchio è una delle strade più belle del centro storico, ma attenzione al numero 57, dove c’è la casa degli spiriti, il luogo più infestato della città eterna.
L’11 maggio 1861 cominciarono i fenomeni paranormali: piatti e sedie che si spostavano, bottiglie che si frantumavano, materassi che si arrotolavano. Il padrone di casa, un funzionario pubblico di nome Tromba, chiese l’intervento di un prete, affinché benedisse la casa. Il tentativo risultò vano e neanche l’utilizzo della zaffetica, una sostanza a base di zolfo usata come arma risolutiva contro i demoni, non sortì alcun effetto. Lasciò solamente un cattivo odore nella casa e il prete scappò via terrorizzato.
La famiglia Tromba lasciò l’appartamento e fece murare porte e finestre. Il papato dichiarò maledetta quella casa e nessuno vi é più entrato, fino a qualche anno fa quando un gattino s’intrufolò attraverso una fessura del muro.
Non riuscendo più a venire fuori, i padroni del piccolo felino chiamarono i pompieri. Il micio fu portato in salvo e la chiese ai vigili del fuoco come era fatta la casa degli spiriti. Risposero che si trattava solamente di una di un appartamento vuoto dove c’era solo un cattivo odore di zolfo.
Chiesa di San Giovanni Decollato
Alla fine del XV secolo, la Confraternita della Misericordia di San Giovanni Decollato fece costruire sui resti dell’antico luogo di culto Santa Maria de Fovea, la chiesa in questione.
La confraternita, su incarico di papa Innocenzo VIII, svolgeva la sua opera di carità in tutta Roma. Dovevano confortare i condannati a morte e curarne la sepoltura. Prima di ogni esecuzione, i confratelli uscivano dalla chiesa e avvolti in mantelli neri, si dirigevano verso il carcere di Tor di Nona o di Corte Savella.
Il loro cammino era accompagnato dal suono di una campana per annunciare alla gente la prossima esecuzione pubblica.
I condannati non venivano seppelliti interi, ma senza la testa. La sera del 24 giugno, tutte le teste venivano date alle fiamme, per festeggiare San Giovanni Battista, morto decapitato.
Chiesa dell’Orazione e Morte
Rimaniamo in tema, ma spostiamoci a Via Giulia, una delle vie più belle di Roma, dove per tanti anni ha vissuto anche Carlo Verdone.
A via Giulia c’è la chiesa di Santa Maria dell’Orazione e Morte, fondata dall’omonima fratellanza che aveva il compito di raccogliere i corpi dei morti senza nome e dargli una degna sepoltura
Piazzetta esoterica
Via di Sant’Eustachio è una strada talmente larga è corta, da sembrare una piazzetta. Qui potete assaggiare uno dei migliori caffè di Roma, al bar Sant’Eustacchio.
Ma non è questo il motivo per cui ne stiamo parlando. In questa strada viveva un alchimista famoso, forse Francesco Giustiniano Bono o addirittura Cagliostro. Per questo motivo fu ribattezzata “piazzetta esoterica”.
Pur trovandosi nel pieno centro di Roma, Sant’Eustachio é stranamente tranquilla e silenziosa, nonostante il fatto che al bar ci sia sempre una gran fila per assaggiare il famoso caffè.
A completare il quadro c’è un’enoteca chiamata “Spiriti” e una libreria esoterica.
Il Sacro Graal a Roma?
La Basilica di San Lorenzo fuori le mura fu fatta costruire nel IV secolo DC, dall’imperatore Costantino. Nel corso dei secoli la chiesa ha subito diversi eventi nefasti, fino alla seconda guerra mondiale durante la quale fu completamente distrutta dai bombardamenti.
Alla fine della guerra é stata ricostruita completamente dalle sue macerie.
Secondo alcuni, la basilica nasconderebbe addirittura il Sacro Graal. A testimonianza di questa tesi, s’indica la raffigurazione di un calice nei mosaici, oppure delle antiche guide inerenti la basilica, in cui viene citato un recipiente di terracotta nascosto nei sotterranei della chiesa.
Santa Sabina e la Pietra del Diavolo
Sul colle Aventino, in piazza Pietro d’Illiria , sorge la Basilica di Santa Sabina. Qui, tante giovani coppie decidono di sposarsi, essendo una delle chiese più caratteristiche di Roma.
Forse se sapessero cosa è successo tanti secoli fa, sceglierebbero un altro posto per convolare a nozze.
Nel 1220, San Domenico era prostrato a terra intento a pregare e come al solito , il diavolo cercava di indurlo al peccato. Non ricevendo alcuna risposta dal santo, il demonio, inferocito, afferrò un pesante blocco di basalto nero dal soffitto e glielo scagliò contro. Non riuscì a colpirlo e San Domenico continuò nella sua preghiera.
Entrando nella basilica, all’angolo sinistro c’è una piccola colonnina. Sopra di essa è posta una pietra nera tondeggiante con degli strani segni sopra.
Sembrano come lasciati da enormi artigli.